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CON MIA MAMMA
1951
Mia mamma aveva un negozio di confezioni in Via Roma, 43. Andavamo a fare spesa una volta a settimana a Bologna, Cattolica e Rimini, il martedì a Pesaro. Quando andavamo via in negozio rimaneva la zia Zina. Si caricava la roba comperata nel sedile tra me e mia mamma e nella carenatura anteriore sopra il freno, fino alla massima altezza che si riusciva a legare. Per frenare ero costretto ad usare solo il freno anteriore e per vedere davanti dovevo ovviamente guidare sporgendomi all’esterno. Appena tornava c’erano già i clienti che aspettavano la merce che avevamo riportata. Un giorno ci fermammo in un bar a Miramare, ordinammo due cappuccini e cominciammo a mangiare le paste….. erano disposte a “bella vista” su una grande tavola come su una “spianatora”, per cui il barista non poteva vedere quante ne prendevamo…alla fine ne contammo 27. Quando andammo a pagare: “….due cappuccini e 27 paste.” E lui:”…ve le devo incartare?”…Io subito dissi:”….non c’è bisogno, l’em già magnet tutt!.
Un’altra volta.
Andando a Cattolica si passa per una salita molto ripida, la siligata, in cui i Camion andavano pianissimo poiché erano costretti a farla tutta in prima. Quel giorno, per ripararci un po’ dal freddo, ci siamo messi dietro un camion. Arrivati in cima il camionista si fermò, scese e ci disse: “perché vlet murì propri sott’al camion mia? Git a murì sotta quel d’un altr!”
da “Storie di paese: i racconti di mio padre”