GINO BARTALI, MIO PAPA’
MAGGIO 2013

“GINO BARTALI, MIO PAPA'”

«Perché – chiedevo – mi racconti tutte queste storie se poi non posso raccontarle?».
«I tempi adesso – aggiungeva severamente – non sono maturi. Te ne accorgerai da solo quando potrai parlare».

Il libro

Abbiamo letto centinaia di pagine indimenticabili che hanno celebrato uno dei campioni più rappresentativi del Novecento. Le grandi imprese, i trionfi, Giro d’Italia o Tour, come quello del ’48 che, nei giorni dell’attentato al segretario del Pci Palmiro Togliatti, «salvò» l’Italia dal rischio di una guerra civile, l’amicizia/rivalità con Fausto Coppi.
Ma solo attraverso gli occhi di un figlio poteva essere rivelata una biografia che va oltre l’immagine pubblica del personaggio, dando al lettore la possibilità di accostarsi e intravedere, dietro quegli eventi, le emozioni e i sentimenti che li precedevano o li accompagnavano.
Lo scenario allora si allarga alla profondità dei rapporti familiari, al legame complice con la compagna di una vita, al suo modo di intendere l’amicizia, ai grandi dolori privati. E ancora, all’impegno nel sociale e nella politica, alla fede, che fu ispirazione di un sentimento intimo, di una generosità verso gli altri sempre vissuti sotto il segno del riserbo, lontano dall’applauso del mondo.
E lo sguardo del figlio fissa anche istantanee gustose su rituali domestici e aneddoti inediti, abitudini bizzarre e curiosità, consegnandoci interamente la complessità di una figura con molte sfaccettature, che possedeva prima di tutto nello straordinario spessore umano le ragioni del proprio successo. Fino al ritiro e alla vita dopo il ciclismo, una ricchissima vicenda, speciale ed esemplare insieme della storia del nostro Paese, raccontata da un testimone d’eccezione.

L’autore

Andrea Bartali (Firenze, 1941), due figlie, quattro nipoti, ex dirigente d’azienda, ha ereditato dal padre il grande amore per i viaggi. Oggi è presidente della Fondazione Gino Bartali Onlus, ente impegnato nella promozione, attraverso conferenze e incontri nelle scuole, dei valori dello sport. Tra i soci fondatori, oltre la vedova di Gino Bartali, anche il compianto ct Franco Ballerini, che con Gino Bartali ha condiviso la battaglia per un ciclismo «pulito».

L’incontro di questa mattina funge da benvenuto e introduzione alla VIII^ edizione di “Lo sport è bellezza… educhiamo lo sguardo”, manifestazione che il Centro Culturale “Mounier” di Acqualagna propone con l’entusiasmo e la semplicità delle cose giuste, essenziali… Ecco perché abbiamo pensato ad un grande campione, un grande personaggio della storia dello sport italiano come GINO BARTALI. La sua avventura di uomo e sportivo sono dentro quello slancio di bellezza a cui si richiama questo nostro evento. Il suo è stato un prendere parte alla realtà come strumento per compiere quel passo decisivo alla propria umanità. I suoi gesti, ogni singolo gesto, si sono iscritti sulla strada della libertà, valorizzati come posizione significativa di fronte alla mentalità dominante. L’avventura umana e sportiva di Bartali non è stata un discorso; per questo il suo ciclismo è stato vissuto come un’esperienza che diventa paradigma della vita e che i suoi estimatori più avveduti hanno percepito come una possibilità che investe ogni ambito, anche quelli apparentemente irraggiungibili.  Il nome di Gino Bartali è stato inserito nel Giardino dei giusti di Firenze, un luogo dove ogni anno viene piantato un albero che ricorda la grandezza di una persona (in questo caso viene ricordato quanto Gino si sia adoperato per salvare ebrei fiorentini dalla persecuzione). Accanto al suo nome vogliamo ricordare quello di un altro giusto della storia del Novecento, l’ex presidente della Repubblica Ceca Vaclav Havel, scrittore e commediografo dissidente che pagò con il carcere il suo amore per l’uomo e la libertà, negli anni del giogo sovietico. Le sue parole ci introducono bene a quel senso bello del reale che ha contraddistinto Bartali, le sue pedalate, la sua vita… “Ci si domanda, cioè, se il futuro più luminoso è sempre davvero soltanto la faccenda di un lontano . Non è, invece, qualcosa che è già qui da un pezzo e che solo la nostra miopia e la nostra fragilità ci impediscono di vedere e sviluppare intorno a noi e dentro di noi?”  [V. Havel: Il potere dei senza potere]

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