

“GINO BARTALI, MIO PAPA'”
«Perché – chiedevo – mi racconti tutte queste storie se poi non posso raccontarle?».
«I tempi adesso – aggiungeva severamente – non sono maturi. Te ne accorgerai da solo quando potrai parlare».
Il libro
Abbiamo letto centinaia di pagine indimenticabili che hanno celebrato uno dei campioni più rappresentativi del Novecento. Le grandi imprese, i trionfi, Giro d’Italia o Tour, come quello del ’48 che, nei giorni dell’attentato al segretario del Pci Palmiro Togliatti, «salvò» l’Italia dal rischio di una guerra civile, l’amicizia/rivalità con Fausto Coppi.
Ma solo attraverso gli occhi di un figlio poteva essere rivelata una biografia che va oltre l’immagine pubblica del personaggio, dando al lettore la possibilità di accostarsi e intravedere, dietro quegli eventi, le emozioni e i sentimenti che li precedevano o li accompagnavano.
Lo scenario allora si allarga alla profondità dei rapporti familiari, al legame complice con la compagna di una vita, al suo modo di intendere l’amicizia, ai grandi dolori privati. E ancora, all’impegno nel sociale e nella politica, alla fede, che fu ispirazione di un sentimento intimo, di una generosità verso gli altri sempre vissuti sotto il segno del riserbo, lontano dall’applauso del mondo.
E lo sguardo del figlio fissa anche istantanee gustose su rituali domestici e aneddoti inediti, abitudini bizzarre e curiosità, consegnandoci interamente la complessità di una figura con molte sfaccettature, che possedeva prima di tutto nello straordinario spessore umano le ragioni del proprio successo. Fino al ritiro e alla vita dopo il ciclismo, una ricchissima vicenda, speciale ed esemplare insieme della storia del nostro Paese, raccontata da un testimone d’eccezione.
L’autore
Andrea Bartali (Firenze, 1941), due figlie, quattro nipoti, ex dirigente d’azienda, ha ereditato dal padre il grande amore per i viaggi. Oggi è presidente della Fondazione Gino Bartali Onlus, ente impegnato nella promozione, attraverso conferenze e incontri nelle scuole, dei valori dello sport. Tra i soci fondatori, oltre la vedova di Gino Bartali, anche il compianto ct Franco Ballerini, che con Gino Bartali ha condiviso la battaglia per un ciclismo «pulito».