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GLI ALLEATI (AGOSTO 1944)

Durante i bombardamenti una bomba è caduta nell’ex orinatoio, all’angolo tra l’ultima porta del teatro e  piazza Mattei. Io mi trovavo nella cantina del nonno Cencioni, che conteneva scaffali pieni di vernici per verniciare i barrocci, le bighe e i cassoni delle trinciaforaggi che loro costruivano. Lo scossone della bomba determinò il ribaltamento di tutte le scaffalature, che caddero addosso a me, ai miei fratelli, a mia mamma, mio babbo, lo zio Peppe e lo zio Renzo. Terminata questa buriana, arrivarono i soldati del battaglione S.Marco, perché credevano che dalla parte opposta del fiume, nell’ex proprietà Fumelli, gestita dalla famiglia Mazzi come coloni, ci fossero i tedeschi. Allora cominciarono a sparare e tra loro venne fuori una battaglia, in pratica tra alleati, poiché non c’erano tedeschi ma alleati, cioè indiani, arabi, iracheni e africani; ne uccisero molti. Quando si accorsero dell’equivoco, si fermò la battaglia e si cominciò a festeggiare poichè, come accadeva durante la guerra, non si “guardavano più morti e vivi” ma si prese a gioire per la liberazione avvenuta. I sette che sono nella lapide del vecchio municipio, dormivano nelle stanze di casa mia e avevano steso i vestiti nel terrazzo della nostra casa. Prima di partire organizzarono un corteo con la popolazione rimasta, suonando con graticole, tegami. Mio nonno diede loro un bombardino che ruppero completamente. I sette partirono, capitanati dal tenente colonnello Cavallero, per andare a scusarsi e dolersi con il comando alleato; mentre partirono loro, anch’io, con mia mamma, mio babbo e mio fratello Tonino ci incamminammo, attraverso il sentiero del podere gestito dalla famiglia Mazzi, detto Bicchio, per raggiungere oltre il ponte la cantina del nonno Terzilio.

Arrivati alla casa di mio nonno abbiamo notato che i sette camminavano lungo la salita della stazione per andare al comando americano per giustificare l’accaduto.   A 50mt dalla stazione, dove oggi c’è l’impresa edile Ducci, c’è un ponticello, in prossimità del quale furono attaccati da aerei Ras tedeschi che erano tornati indietro per fare rappresaglie e furono tutti uccisi.

Nel giro di un’ora, con la carretta di Savini Gino spinta da Borghesi Pierino detto Peppetto, Torcolacci, Orlandi Pietro detto Bacilone, Gottardo Rosati e Ciampanin furono accompagnati e seppelliti nel cimitero.

Tratto da “Storie di paese: i racconti di mio padre”

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2020-06-09T19:30:32+02:00

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