“GREEN BOOK”
Green Book ha vinto l’Oscar nel 2019 come miglior film dell’anno ed è ispirato a una vera storia.
Racconta l’amicizia tra Don Shirley, pianista afroamericano, e Tony Lip, un buttafuori italoamericano nell’America degli anni sessanta.
Tony cerca lavoro e accetta il posto da autista/tuttofare per il pianista Don Shirley; dovrà accompagnarlo nel suo tour negli stati del sud degli USA.
A Tony viene consegnata una copia del Green Book, una guida che indicava i ristoranti, alberghi, e locali nei quali gli afroamericani potevano entrare.
All’inizio il loro rapporto è freddo ma, con il passare del tempo, Tony si rende conto che, nonostante Don venga accolto sempre con grande entusiasmo e trionfo nei suoi concerti, subisce anche molte violenze a causa dei pregiudizi razziali da parte dei suoi ammiratori bianchi. Inizia così un’amicizia tra i due, Tony salva Don da un aggressione e Don aiuta Tony a scrivere delle lettere romantiche per sua moglie.
La sera dell’ultimo concerto a Don viene impedito di cenare con i suoi amici nella sala in cui si svolgerà il concerto, riservata ai soli bianchi. Tony, pur mettendo a repentaglio il suo stipendio, decide di portare via Don e i due fanno così ritorno a New York e festeggiano insieme il Natale.
Tra questi due personaggi le cose non sono semplici, ci sono differenze culturali ma anche caratteriali, però loro riescono ad andare oltre, vedono le differenze e le accettano, le rispettano e si apprezzano per ciò che sono realmente. Don rifiuta ogni etichetta; educato come un bianco aristocratico, ma non sarà mai troppo bianco per loro, è rifiutato anche dalla comunità afroamericana perché creduto superiore. Sente però il bisogno di appartenere ad una comunità in cui possa identificarsi.
Mi chiedo se è davvero così importante appartenere ad un gruppo per capire chi siamo ? Non potremmo semplicemente essere noi stessi con le nostre particolarità e differenze ?
Martina Orlandi