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DEPORTATI
1940
Nel 1940, le officine Cencioni contavano, tra interni ed esterni, circa 40 persone.
All’interno dell’officina ci lavoravano: Oddo Pantaleoni, Ferruccio Mencarelli, Antonio Bevilacqua, il quale era originario di Acquaviva.
All’ingresso dei tedeschi nell’officina, i tre vennero prelevati insieme ad altri due di cui non ricordo i nomi, caricati in un camion e portati in Germania e là uccisi.
Oggi compaiono reduci come i funghi ma, in realtà, era più unico che raro che i deportati sopravvivessero.
Ferruccio verniciava i carri che mia nonna Sterina disegnava a mano; Oddo invece torniva i rocchetti che servivano per dosare le quantità di grano che uscivano dalle bocchette delle seminatrici.
Li consegnava a mio babbo Antonio che poi perfezionava tutto il meccanismo con una tale precisione che da ogni bocchetta sarebbe poi uscita sempre la stessa quantità di grano.
Infine Bevilacqua, che era un uomo molto forte, “batteva la mazza” per forgiare le pale per gli estirpatori che venivano poi usati per arare la terra.
All’ingresso del cimitero di Acqualagna c’è un monumento in ricordo di Oddo Pantaleoni.
da “Storie di paese: i racconti di mio padre”