Le parole dell’autore

La presentazione di questo romanzo in un luogo che per me, come ho spiegato, è molto di più di un luogo, ha reso questa giornata molto importante. Un desiderio, o forse sarebbe meglio dire un sogno, si è realizzato. La cosa che però più mi ha sorpreso, e proprio per questo reso immensamente felice, è stata la grande affluenza di persone. C’erano, di fronte a me, oltre agli ormai pochi petriccesi rimasti, vecchi compagni di scuola, una mia professoressa del liceo, molti altri amici e compaesani incuriositi. Antonio, il Presidente del Centro Culturale, ha opportunamente ripreso un pensiero di Goethe stupito di fronte a quella meraviglia che è il Lago di Garda: “Come vorrei che i miei amici fossero qui con me”. Ecco, la bellezza di questa giornata è stata la condivisione di questa mia gioia con tutte queste persone. È questo che ha dato importanza, ha dato un senso al tutto.

P. M.

MAKRAME’: IL ROMANZO DI UN AMICO

Sulle pagine di questo sito, mi sono preso la libertà, diciamo così, di parlare di Letteratura, magari in modo maldestro, ma sicuramente con passione. Ho scritto di autori particolarmente amati, ho presentato, dopo la lettura, testi che mi hanno colpito. Anche in questa occasione ne presenterò uno, con orgoglio e soddisfazione, scritto da un carissimo amico: Pierluigi Manzini (el fiol d’Udineo – come si dice in Acqualagna per riconoscere facilmente qualcuno). Gigi, dopo un lavoro durato qualche anno, fatto di ammirevole cura, ricerca, gusto linguistico e creatività, ha scritto un romanzo, Makramè che una piccola e coraggiosa casa editrice recanatese (Giaconi Editore) ha pubblicato il marzo scorso. Con queste mie parole non voglio svelare i contenuti né inficiare la curiosità dei lettori, il mio oltre a un gesto di amicizia, è un semplice invito alla lettura. Il tredici marzo, giorno della presentazione del libro, Gigi ha esordito così: “Ci sono luoghi che non si lasciano mai che portiamo sempre con noi, perché lì rimane sempre qualcosa di noi, anche quando ce ne andiamo, perché lì abbiamo la sensazione che questi luoghi siano qualcosa di diverso, qualcosa di speciale da ciò che sono per gli altri. In questi luoghi si ritrova se stessi, a questi luoghi apparteniamo.” Parole che mi hanno portato a quelle di Cesare Pavese quando nelle bellissime pagine iniziali di La luna e i falò scrive: “Ho girato abbastanza il mondo per sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagioni.Makramè è un romanzo di luoghi, di terra e di paese, una topografia reale in cui riconoscersi e ritrovarsi. Non importa il tempo né la sua lontananza dal presente, le storie narrate hanno una prospettiva eterna che si fa parte di noi. Ma è anche l’intrecciarsi di vicende i cui protagonisti sono le persone. La persona, ecco il secondo elemento portante del romanzo, declinata nelle sfaccettature che quei luoghi e quella cultura hanno plasmato, descritte con una voglia affettiva, velata di nostalgia ma non perse in ipotetici ricordi bensì sempre vere. Gigi ci parla di uomini e donne a cui ha voluto bene e di cui anche il lettore, in qualche modo si affezionerà. Le persone e i luoghi – anche se conosciuti per la prima volta – sono l’occasione per ritrovarsi, come di fronte ad una dichiarazione d’amore a cui non si può dire di no. “Ogni goccia come una persona, disgiunta da ogni altra eppure alle altre sempre vicina: necessità di compiersi. Questa frase nella conclusione del romanzo, è come una chiave di lettura: siamo diversi, siamo disgiunti, ma siamo vicini, siamo makramè fili di un intreccio che ci compie. Buona lettura.

Bruno Bonci

Il video integrale dell’incontro
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2022-04-20T09:53:54+02:00

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