OCCHI CHE NON VEDONO a cura di Bruno Bonci
DICEMBRE 2021

UNA PROPOSTA DI LETTURA (a cura di Bruno Bonci)

Nel cammino e nel tempo educativo di Comunione e Liberazione c’è una proposta periodica: il Libro del mese. Con cadenze mensili più o meno lunghe, si è invitati alla lettura di un libro – saggi, biografie, romanzi – che contribuiscono alla solidità del percorso, alla riflessione, all’arricchimento personale e culturale. Nei correnti mesi di novembre e dicembre è stata consigliata la lettura di Occhi che non vedono, romanzo dello scrittore spagnolo José Angel Gonzalez Sainz, una nuova edizione con una introduzione di Claudio Magris e una postfazione di Guadalupe A. Abascal, testi che aiutano a conoscere l’autore e approfondire le tematiche narrate. Nato nel 1956, Sainz è uno scrittore affermato a livello internazionale, grazie alle numerose opere di narrativa pubblicate anche in Italia. Presiede la Fondazione Antonio Machado, vive a Trieste ed è docente di Lingua e Letteratura spagnola all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Occhi che non vedono, uscito nel 2010, è un testo interessantissimo e coinvolgente, uno di quelli che si leggono con voracità, in cui la vicenda ha per sfondo la drammatica situazione venutasi a creare in Spagna e nei Paesi Baschi, a causa dell’ideologia e delle azioni dell’ETA (*), l’organizzazione terroristica che per decenni ha tentato di imporsi con la violenza, l’intimidazione, gli attentati. Lo sfondo storico è evidente e pressante, ma non è in questo il vero contenuto del romanzo. Il protagonista, Felipe Dìaz Carrion, ama, nella sua semplicità, la verità e la giustizia, la bellezza e il bene non come concetti astratti ma come esperienze da scoprire, da vedere… Potremmo dire che l’elemento portante della storia è lo sguardo, il come guardare la realtà.


Anche Eriberta e Manuela hanno letto il romanzo.  A loro ho chiesto un contributo dopo la lettura.

Piu’ mi inoltravo nella avida lettura del libro Occhi che non…, più capivo il viaggio che lo scrittore stava cercando di farmi fare. Un viaggio doloroso e dolce allo stesso tempo.  Più volte ho chiesto a Felipe…” ma se rimanevi nel tuo paese?” Magari senza soldi ma con una moglie e un figlio che non avrebbero conosciuto l’ideologia e il cinismo, il delitto e il carcere. Più volte ho parlato al figlio dicendo…  “che cosa credi di trovare in questi ‘amici’ ?. E tu moglie… “ hai dimenticato da dove vieni? Le tue origini la tua identità! “. “Homo homini lupus”: di nuovo l’enigma pessimista riaccendeva le sue dinamiche irrazionali. Poi, come in una rivelazione imprevista, mi sono sentita letta, osservata, capita e infine amata, perché quella trama di personaggi vuoti e accecati da falsi miti, è la mia e la nostra storia, sono le mie e le nostre cecità. Solo il Figlio salva Felipe dall’abisso e si rinasce insieme in un abbraccio. Proprio quello che è successo a me. Occhi eternamente che non vedono e non vedranno, fino a che non sarà vissuta la vera libertà, non cercata, affermata o armata, ma rivelata nell’amore e nella bellezza capace di generare una creatura nuova.
Eriberta Angradi

Questo libro mi ha talmente colpita che l’ho letto in un giorno, nonostante le iniziali difficoltà: periodi lunghi, ripetitivi e molto descrittivi, ma la storia di Felipe ha rapito la mia attenzione. La figura di questo uomo che, per lavoro, si trasferisce nei Paesi Baschi – dove sua moglie e il figlio maggiore abbracceranno l’ideologia violenta dell’ETA – apparentemente sfuggente rispetto a quanto accaduto, mi ha fatto scaturire una domanda: che cosa ha impedito che il suo io non si allontanasse da quei principi originali che lo costituivano? Nel suo vivere, Felipe ha sempre fatto memoria del rapporto con il padre, che si è costruito nel percorrere insieme il sentiero verso il loro orto. Per giudicare tutto ciò che a mano a mano si dipanava nella sua vita, è sempre partito da quella relazione che gli ha insegnato cosa ha valore nella vita, tanto da difendere per un anno intero il diritto alla libertà del suo capo rapito dall’ETA(*), quanto rispettare, con dolore, la libertà della moglie e del figlio di seguire altro. Semplice il suo sguardo, ma, pur nel dolore, lieto di ciò che guardava, lieto delle piccole cose, grato e innamorato della vita, perché quel sentiero che percorreva da giovane con il padre, lo avrebbe aiutato per tutta l’esistenza a capire dove guardare. Ed io cosa guardo? Cosa o chi mi aiuta ad avere sempre occhi che guardano?
Manuela Basili

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(*) ETA: Eskaudi  Ta Askatasuna (Paese Basco e libertà). Organizzazione armata nazionalista di ispirazione marxista-leninista, creata nel 1958 e sciolta nel 2018. Aveva come scopo l’indipendenza dalla Spagna del Paesi Baschi. Gli attacchi terroristici compiuti provocarono 822 vittime.

[J.A.G. Sainz]


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2022-03-29T23:49:05+02:00

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