
STORIA DI ANDREA, IL SANTO BEVITORE
Dal Racconto di Joseph Roth “LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE”
L’allestimento mette in scena, in forma di racconto teatrale con canzoni, la storia di Andrea, barbone parigino toccato
dalla Grazia di un Incontro con un benefattore che, a patto che la somma venga restituita alla piccola S. Teresa nella
chiesa di S. Maria di Batignolles, gli offre una somma in denaro di cui poter disporre liberamente.
La vicenda di Andrea si trasferisce, nell’allestimento teatrale, da Parigi a Milano.
La Senna è quindi sostituita dai Navigli, i bistrot parigini dalle antiche osterie milanesi, la chiesa di S. Maria di
Batignolles dall’Abbazia di Chiaravalle, alle porte di Milano, che per le due settimane in cui si svolge la vicenda ospita le
spoglie di S. Teresa di Lisieux in uno dei suoi tanti viaggi in Europa.
E’ lì che la piccola Teresa aspetta Andrea. Ed è lì che Andrea arriverà, per saldare, alla fine, il suo debito.
Un debito è un debito. E solo i gentiluomini, barboni, contadini o musicanti che siano, sono in grado di trasformare un
debito da evento negativo a impulso nuovo e vitale da cui trarre beneficio e dignità.
Lo spettacolo alterna momenti di narrazione a finestre musicali che si aprono su cortili, alberghi decadenti, osterie e
ritrovi fumosi, raccontando contemporaneamente la storia di Andrea, il barbone, e di una Milano piovosa e inospitale,
soprattutto nei confronti di chi è costretto a vivere di elemosina per tirare avanti.
Lo spettacolo comprende 2 poesie del maestro Franco Loi.
Carlo Pastori
Un miracolo.
Tra inaspettate donazioni di denaro, notti passate nelle osterie e promesse di restituzione
di soldi mai mantenute se non alla fine del racconto, è di un miracolo che tratta STORIA
DI ANDREA, IL SANTO BEVITORE.
“Perché a nulla si abituano gli uomini più facilmente che ai miracoli, se si sono ripetuti
una, due, tre volte. Si! La natura degli uomini è tale che vanno subito in collera se non
capita loro di continuo tutto quanto sembra aver loro promesso un destino casuale e
passeggero. Così sono gli uomini… e che altro potremmo aspettarci da Andrea? Trascorse
perciò il resto della giornata in diverse taverne, e si adattò all’idea che il tempo dei miracoli
da lui vissuto fosse passato, passato per sempre, e che ora fossero cominciati di nuovo i
suoi vecchi tempi.”
“Conceda Dio a tutti noi, a noi bevitori, una morte così lieve e bella!”
Due poesie di Franco Loi
De Diu sun matt
De Diu sun matt, se streppa la cunscienza.
Vu ‘n gir, el pensi, me ‘l remèni, e vu…
E püssé ‘l pensi, e pü gher sun luntan.
Diu l’è schrsus…L’è cume fa la lüna,
ch’i mè penser în nüver, e lü se scund.
Inscì. Me tundi via, parli cuj èmm,
e matta l’è la lüna, ciara lünenta,
cun la sua lüs che slisa ne la nott.
Di Dio sono pazzo, si strappa la coscienza. Vado in giro, lo penso, me lo rimugino, e vado… | E più lo penso, e più sono
lontano! Dio è scherzoso…È come fa la luna, | che i miei pensieri sono nuvole e lui si nasconde. | Così, mi distraggo, parlo con
gli uomini, | e matta è la luna, chiara luneggiante, | con la sua luce che scivola nella notte.
Da: Memoria, di Franco Loi
Me sun senti…
Me sun sentî de mör sensa capì
che nüm se mör e nàss sensa savè…
Ma gh’era ‘na fenestra due par scür
e ghe se riva adasi per la piassa
cun sura un fassulètt de stèll e mür
che pàrlen d’òmm antìgh e de miseria…
Me sun sentî de mör quand û savü
che gh’era ‘na fenestra ne la sera,
e bianca l’era, e ‘vèrta cume ‘l sû…
Ma quand û camenâ per quèla piassa
mì me sun pers tra i pass, e la fenestra
l’era luntana e mì seri nel scür.
Mi sono sentito morire senza capire/che noi si muore e nasce senza saperlo…/Ma c’era una finestra dove sembra buio/e ci si
arriva adagio per la piazza/con sopra un fazzoletto di stelle e muri/che parlano di uomini antichi e di miseria…/Mi sono sentito
morire quando ho saputo/che c’era una finestra nella sera,/ed era bianca, e aperta come il sole…/Ma quando mi sono avviato
per quella piazza/mi sono perso tra i passi, e la finestra/era lontana e io ero nel buio.
Da: Bach, di Franco Loi