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UOMINI LIBERI
Agosto 1944
Per S.Lorenzo ci trasferimmo dalla casa della piazza alla casa del nonno Terzilio, dla dal pont.
Dove oggi è ubicato l’ufficio postale, c’era l’ospedale da campo tedesco con un soldato di guardia.
I cosidetti “partigiani”, di soppiatto, lo uccisero. Un altro partigiano teneva, sotto il tiro del fucile per impedire di muoverci, me, mio fratello Tonino, mia mamma e mio babbo, mio nonno e mia nonna, Torcolacci, Pierin del borghes, Mauro Lesina, la zia Emma e Gino Savini.
Al termine dell’esecuzione, Ottavio Di Noto(figlio del Caporale della stazione ferroviaria), arrivò nella cantina dicendo al suo collega: è tutto a posto, riferito all’uccisione del soldato tedesco.
In conseguenza di questo fatto, i tedeschi, che erano ancora ben piazzati in paese, convocarono tutti i giovani e gli anziani nel teatro comunale, per scegliere i dieci italiani da uccidere a causa dell’uccisione del loro soldato.
Alchè, confidando dei buoni rapporti che i tedeschi avevano con la famiglia Cencioni perché gli facevano alcuni servizi – riparazione carri, ferravano i cavalli, ecc – , si fece avanti mio Zio Andrea, insieme al sindaco Angelo Cacchi e al parroco don Noè Galli, i quali, con sprezzo del pericolo ben conoscendone i rischi, si offrirono loro per essere uccisi invece della scelta a sorte che avrebbe decretato l’uccisione di 10 persone.
Il comandante dei tedeschi risolse di mandare tutti a casa in una festa generale. Mio nonno Terzilio, dalla paura, la fece addosso.
Tratto da “Storie di paese: i racconti di mio padre”